Il paziente ad alto rischio cardiovascolare: gestione integrata ospedale-territorio
In data 15 ottobre 2020, l’AIFA ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana la Determinazione n. 1034 del 14 ottobre 2020, dal titolo “Adozione definitiva della Nota 97 relativa alla prescrivibilità dei nuovi anticoagulanti orali ai pazienti con Fibrillazione Atriale Non Valvolare (FANV)”. Questa determinazione è successiva a quella del 12 giugno 2020 n.653, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 152 del 17 giugno 2020 che prevedeva un periodo di 120 giorni di validità temporanea. Pertanto dal 16 ottobre 2020 i medici specialisti e i medici di medicina generale potranno continuare a prescrivere i nuovi anticoagulanti orali ad azione dirette e gli antagonisti della vitamina K nei pazienti con FANV secondo le modalità previste dalla summenzionata Nota 97. La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia cardiaca più frequente. Nell’ambito della medicina generale si registra una prevalenza del 2% della popolazione assistita: questo vuol dire che un medico di medicina generale con 1.000 pazienti, avrà circa 20 pazienti affetti da FA. Alla luce della nuova nota 97, approfondire le indicazioni dei nuovi anticoagulanti ad azione diretta e degli antagonisti della vitamina K nei pazienti con FANV, è una opportunità per riuscire a scegliere, tra le varie molecole, quella più appropriata per ogni singolo paziente. Negli ultimi anni si sta molto parlando di prevenzione cardiovascolare. Fondamentale è rapportare i dati del mondo reale con le raccomandazioni delle linee guida e le indicazioni derivate dagli studi clinici controllati. Tra le difficoltà nel raggiungere i target terapeutici nei nostri pazienti bisogna considerare la scarsa o mancata aderenza alla terapia da parte dei pazienti; questo aspetto può essere ridotto prescrivendo, quanto possibile, combinazione a dose fissa di farmaci. A questa e ad altre difficoltà si sommano spesso contraddittorie indicazioni da parte dell’autorità sanitarie che complicano il percorso diagnostico e terapeutico dei pazienti a rischio di eventi cardiovascolari, rendendo spesso difficile effettuare non solo una corretta ed efficacie prevenzione primaria, ma spesso anche la prevenzione secondaria e la corretta gestione del punto di arrivo di tutte le patologie cardiovascolari, lo scompenso cardiaco. Tra i fattori di rischio cardiovascolari, oltre l’ipertensione arteriosa non dobbiamo dimenticare la dislipidemia. Le nuove linee guida ci portano a considerare nuovi target terapeutici e nuovi farmaci, fondamentali per la gestione di pazienti dislipidemici e quindi ad altro rischio cardiovascolare.