Covid19 nella fibrillazione atriale
L’emergenza coronavirus nella sua drammaticità ha messo in evidenza alcuni aspetti interessanti sia dal punto di vista patologico che organizzativo.
Innanzitutto, abbiamo capito chiaramente una cosa: che le infezioni virali e più in generale l’infiammazione è veramente un driver straordinario di patologie cardiovascolari: aritmie, sincopi e miocarditi sono state patologie all’ordine del giorno nei nostri reparti di cardiologia e ancora oggi (ma lo è stata anche l’esperienza cinese) non abbiamo fino in fondo colto la vera connessione e trofismo tra COVID e cuore.
La Fibrillazione Atriale (FA) è una patologia di sempre maggiore interesse in ambito geriatrico a causa dell’incremento dell’età media della popolazione e per il suo crescente impatto socioeconomico, in relazione alle cure, ricoveri ospedalieri e disabilità che ne derivano.
Le comorbidità spesso associate quali lo scompenso cardiaco, la cardiopatia ischemica, l’insufficienza renale e condizioni che identificano contesti di particolare fragilità, rendono necessario un approccio multidisciplinare per la definizione di un progetto terapeutico ed assistenziale condiviso, dopo un’attenta valutazione del profilo rischio-beneficio. In conclusione, tratteremo di questi argomenti al fine di raccontare le nostre esperienze considerando quello che abbiamo imparato e vorremmo fosse tesoro comune.